venerdì 19 giugno 2009

Il governo incontra i terremotati

No, diciamo di no, anzi, li evita come la peste, visto che dopo il terremoto gli sta devastando anche quel che resta della loro vita.

I terremotati, la protesta, la rabbia



Eccomi di ritorno. Tante le cose da dire. I post lunghi non sono il mio forte. Cercherò di sintetizzare al massimo. A Roma c'eravamo, e non eravamo pochi. Più di duemila. E solo terremotati, ché la partecipazione esterna è stata del tutto irrilevante. Abbiamo capito che il problema, quando si tratta di esserci, è solo nostro. Tanti dunque, sotto il sole cocente del primo pomeriggio. Tante persone di tutte le età. Persone che, pur profondamente provate, e stanche,hanno sfidato il caldo opprimente, la fatica, la paura. Non ci volevano, questo è apparso chiaro dall'inizio. Hanno tentato di bloccare il corteo spontaneo che si è snodato da Piazza Venezia sino a Montecitorio. Non gradivano gli striscioni che recitavano, in perfetto aquilano "Berlu$co', non te fa revede' a L'Aquila". L'esito della votazione lo sapete bene, non starò qui a ripetervelo. Era prevedibilissimo. Ci hanno ignorati. E calpestati. Ci hanno inferto un altro terremoto, quello di un pomeriggio sull'asfalto bollente, quello del rifiuto.Una rappresentanza dei comitati cittadini è stata ricevuta da un deputato del Popolo della Libertà, tale Giorgio Straguadagno, e qui ci starebbe bene la saggezza latina del nomen omen che io non menzionerò. Il suddetto, senza mezzi termini, dice che la tassa di scopo non passerà: non metteranno le mani in tasca agli Italiani e, tanto meno, affideranno il denaro della ricostruzione agli enti locali, dei quali non si fidano. Tutto resta nelle mani della Protezione Civile. Lo Straguadagno ha detto, infine : " visto che non avete il danaro per operare in autonomia dal governo centrale, non potete avanzare pretese. O questo, o niente". Raro esempio di democrazia e libertà. Complimenti onorevole Straguadagno! Da segnalare la presenza, in concomitanza alla nostra, delle guardie giurate dell'ANCR che manifestavano, in pochissimi, per problemi di rinnovo di contratto. Avevano dei fischietti che, guarda caso, usavano come rompitampani solo quando uscivano i rappresentanti dei comitati cittadini o i nostri deputati a dare notizie agli sfollati. Coprivano le voci dei nostri gridate al megafono. Momenti di tensione altissima, le forze dell'ordine difendevano solamente loro. I terremotati? Carne da macello. Per evitare strumentalizzazioni, si è deciso di snodarci in corteo di nuovo sino a piazza Venezia. Ed abbiamo forzato un posto di blocco in via del Corso, fermando brevemente il traffico con un sit in di protesta. Giunti a piazza Venezia, ci siamo uniti, mani nelle mani, in un girotondo che ha cinto l'intera piazza, al tramonto. Il minuto di silenzio per i 307 morti ha chiuso una giornata di dolore,delusione e profonda amarezza. Tutti perfettamente consapevoli del fatto che, con questo decreto, la nostra città morirà. Dopo la nottata trascorsa a Roma, per la prima volta fuori dall'inferno, coccolata dall'affetto di una carissima amica, nel primo pomeriggio son tornata a L'Aquila. In tempo per il suo arrivo. I comitati cittadini erano allertati, ma le notizie divulgate sui giornali circa il percorso del presidente erano false. Gli imperatori non vogliono essere contestati. Abbiamo istituito vari posti di blocco nelle possibili vie di accesso alla scuola della Guardia di Finanza, quartier generale della Protezione Civile. L'imperatore ci ha semplicemente sorvolati in elicottero. Non lo abbiamo intercettato. Non è sceso fra la gente che voleva porgergli delle domande. Che voleva sapere dove fossero finite le sue promesse. In compenso, abbiamo dovuto subire il sarcasmo, gli sberleffi e anche gli insulti delle forze dell'ordine, rivolti col ghigno sulle labbra. "Poveri sciocchi, ma davvero pensate che passi di qui? Siete patetici". Questo il succo, edulcorato, delle parole che ci siamo sentiti dire.

Ecco lo stato delle cose. Ma non ci fermeremo. Siamo soli, siamo pochi per ora,ché tanti hanno paura e sono sfiancati, ma andremo avanti. Li aspettiamo tutti al G8.

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